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Che cos’è il Carbon Border Adjustment Mechanism dell’Ue

Pubblicato il 08 Settembre 2022

Nel corso del convegno “Sostenibilità e Geopolitica: l’ora dell’Europa”, organizzato da AWOS il 13 luglio a Roma presso lo Spazio Europa, è intervenuto Pasquale De Micco, funzionario della Commissione Europea nella Direzione Generale Taxation and Custom Union, Carbon Border Adjustment section.

De Micco ha spiegato il funzionamento Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), una proposta chiave nell’ambito delle politiche di sostenibilità ambientale dell’Ue e un vero e proprio game changer del commercio internazionale.

Il CBAM riguarda le importazioni di prodotti ad alta intensità di carbonio e si pone due obiettivi principali. Intende prevenire il carbon leakege, ovvero il fatto che le imprese europee, a seguito dell’aumento del prezzo del carbone all’interno dell’Ue, delocalizzino in paesi dove vigono normative ambientali non meno restrittive, o che si importino prodotti realizzati senza i costi ambientali dell’Ue. Inoltre, si propone di incentivare e spingere i paesi terzi ad obiettivi analoghi.

Lo strumento rispetta i parametri del WTO e dell’Emissione Trading System (sistema di scambio delle emissioni dell’Ue). De Micco ha precisato che il CBAM ha obiettivi prettamente climatici, non è uno strumento di politica commerciale e protezionistica, non è quindi una tassa o un dazio.

Il CBAM da un lato applica lo stesso prezzo del carbonio alle importazioni e alle imprese europee. Dall’altro applica il principio della non doppia imposizione. Questo significa che se i paesi terzi decidono di applicare una maggiore tassazione delle emissioni simile a quella Ue avranno una deduzione all’importazione e un trattamento migliore. De Micco ha sottolineato che c’è una spinta comportamentale verso i paesi terzi, ad esempio Cina, Turchia, Ucraina e Russia prima della guerra.

I settori interessati sono al momento cemento, acciaio, alluminio e fertilizzanti, ma anche importazioni dirette di elettricità (come prodotto finale).

Riguardo le tempistiche di entrata in vigore, la proposta è la definizione di un periodo transitorio 2023-2025, nel quale gli importatori dovranno fornire una serie di informazioni per finalizzare il calcolo delle emissioni dei prodotti. Successivamente, la proposta è di prevedere una fase post transitoria con una progressiva entrata in vigore in 10 anni, entro il 2036, anche se vi sono alcune divergenze con Parlamento e Consiglio Ue, anche su altri aspetti del meccanismo.

Secondo le analisi della Commissione, il CBAM porterà ad una riduzione dell’export al 2030 di 4 miliardi, dell’import di 9 miliardi. Nel breve periodo, pertanto, le imprese Ue godrebbero di maggiori opportunità competitive nel mercato interno che compenserebbero il calo di export. Nel lungo periodo, invece, le esportazioni dovrebbero riprendere perché l’Ue sarebbe il primo Paese ad operare investimenti ambientali fondamentali per esportare nei paesi terzi. Infatti, ha evidenziato De Micco, i paesi terzi interessati a realizzare a loro volta un CBAM sono diversi.

Vai al video dell’intervento di Pasquale De Micco: CLICCA QUI