I reati ambientali nell’ambito del Decreto 231: responsabilità e presidi di compliance
Nel corso del convegno “Sostenibilità e Geopolitica: l’ora dell’Europa”, organizzato da AWOS, è intervenuta Alessandra Zanchetta, Legal & Special Project Manager di ZPC Srl, sul tema dei reati ambientali nell’ambito del Decreto 231 (D. Lgs. 231/2001).
Zanchetta ha sottolineato come la tutela dell’ambiente sia uno degli aspetti più attuali in tema di diritto penale. Negli ultimi decenni è incrementata la criminalità in tale ambito a livello transnazionale e l’Europa si è adoperata attraverso la direttiva 99 del 2008, con cui ha anche chiesto agli Stati membri di introdurre sanzioni penali per i reati ambientali.
In Italia i reati ambientali sono stati inseriti nel 2011 nell’ambito del Decreto 231, la normativa che ha introdotto la responsabilità degli enti (imprese e associazioni) per gli illeciti conseguenti alla commissione di un reato, definendo un sistema di responsabilità distinto rispetto a quello previsto per la responsabilità penale della persona fisica.
Zanchetta ha messo in luce che per i reati ambientali, come per le altre tipologie di reati, ad esempio quelli che impattano sulle aziende che operano nel commercio internazionale (origine dei prodotti, reati tributari e doganali, antiriciclaggio e contrabbando), la normativa 231 non vuole essere punitiva, ma nasce con scopo preventivo, prevendendo che le aziende per andare esenti da responsabilità possano organizzarsi con dei presidi di controllo e compliance.