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Sanzioni internazionali e prospettiva di genere: uno studio di AWOS svela l’impatto nascosto dei regimi sanzionatori

Un recente studio di AWOS – A World of Sanctions, finanziato dal MAECI – Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e intitolato “Prospettiva di genere e impatto delle sanzioni sulle donne, i minori e altri gruppi vulnerabili”, getta luce su un tema finora poco esplorato: come le sanzioni internazionali influenzino in modo diverso donne, minori e altri gruppi vulnerabili, e quanto poco la dimensione di genere sia considerata nella loro progettazione e applicazione.

Lo studio parte da una constatazione chiara: i regimi sanzionatori, siano essi generali, mirati (“targeted”) o concepiti per reagire a violazioni dei diritti delle donne, sono spesso “gender-blind”, cioè privi di una prospettiva di genere. Persino le cosiddette sanzioni orizzontali, introdotte recentemente in Europa (Regolamento UE 2023/500 e Decisione PESC 2023/5001), non mostrano un’attenzione sistematica a questo aspetto.

Tre piani di indagine e un approccio innovativo

La ricerca ha analizzato:

  • i regimi generali di sanzioni;
  • le sanzioni mirate verso individui, incluse quelle che colpiscono donne;
  • le sanzioni imposte per contrastare violazioni dei diritti delle donne in Paesi come Afghanistan, Iran, Russia e Siria.

Attraverso analisi della letteratura, interviste con esperti e operatori umanitari, e un’inedita analisi quantitativa basata su dati di UE, ONU, Regno Unito, USA e Australia, lo studio offre la prima mappatura sistematica del ruolo del genere nei regimi sanzionatori.

Risultati chiave

Vengono riportati di seguito alcuni dei punti chiave emersi nel corso dell’analisi:

  • gli effetti delle sanzioni su donne e gruppi vulnerabili sono spesso amplificati, anche quando si tratta di misure mirate a limitare danni collaterali;
  • le motivazioni che portano all’inserimento di donne nelle liste sanzionatorie restano poco esplorate, con scarsa attenzione alle implicazioni di genere;
  • anche nei regimi nati per difendere i diritti delle donne, manca un’integrazione coerente della prospettiva di genere.

Tra i fattori che spiegano questa discrepanza tra finalità e strumenti, spiccano la mancanza di riconoscimento e di monitoraggio dell’impatto di genere, la carenza di consultazione e formazione, problemi sistemici e infine l’assenza di complementarità con altri strumenti di politica estera.

Raccomandazioni e prospettive future

Lo studio avanza alcune proposte:

  • umanizzare le sanzioni, inserendo valutazioni di genere già nella fase di progettazione;
  • coinvolgere le donne nella definizione delle politiche sanzionatorie e prevedere esenzioni umanitarie chiare, specialmente nei settori di salute e istruzione;
  • sviluppare linee guida legali per evitare un’eccessiva cautela da parte degli attori internazionali e integrare le sanzioni con altri strumenti diplomatici;
  • continuare la ricerca, estendendo l’analisi anche a bambini, giovani e altri gruppi vulnerabili.

Questo studio rappresenta un primo passo verso regimi sanzionatori più equi e consapevoli del loro impatto di genere, offrendo basi solide per future politiche e indagini accademiche.